10. Suola Bruciata

E insomma mi sono fermata.

È stata una fatica. Ho puntato i piedi e le mie suole hanno pure cominciato un po’ a fumare. Di certo ho approfittato del fatto che il Calcinculo fosse un pò ammaccato e che non avesse la forza di un tempo – altrimenti sarei finita con le piante dei piedi seriamente ustionate. Sono scesa dal Calcinculo e mi sono seduta su una giostra più piccola, sembra comoda ed è pure più lenta. Ne ho scelta una che comunque mi permette di volare – letteralmente – dall’altra parte del mondo, curiosare in mercatini polverosi e mangiare riso con la mano destra. Continue reading

9. Panta Rei

Qualche tempo fa la mamma di Hannah mi aveva invitato nella sua villetta di mattoncini rossi a Guilford – gradini morbidi di moquette avana e tazzine di porcellana sui davanzali alle finestre.

Nonostante il tempo gelido di giugno eravamo uscite armate di coperte e giacche invernali a vedere Le allegre comari di Windsor recitato all’aperto, al riparo di un’enorme quercia, un tè caldo in mano.

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8. Gempa Emotivi

Parlavo di piani futuri con un’ex collega, ex suora, ex eterosessuale, ora sposata civilmente da quindici anni con la sua compagna, una figlia a carico. Una di quelle donne infinitamente dolci, infinitamente forti, infinitamente aguzze. Quelle che arrivano direttamente al punto, che intravedono i nodi nascosti tra i filami di frasi e parole che tramiamo nei nostri racconti.

“Da cosa fuggi?”, mi ha chiesto, mentre io parlavo di Radici, e le fughe non le avevo nominate. Mi è scappato un sorriso e ho detto solo “Esatto, non lo so.”

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5. Percorsi

Se mi facevi approdare al porto di Bergen, un tempo, potevamo girare per ore, ma capito che il mare era lì e la montagna là l’ostello lo ritrovavo. In qualche modo capivo sempre da che parte andare, tra senso dell’orientamento e una visione a volo d’uccello. Prima di arrivare in un posto nuovo, mi piaceva anche studiarmi una mappa, o disegnarmela sulla mano. Continue reading

4. L’erba del vicino

Il mio vicino non ha un giardino; a dire la verità non so neanche se abbia delle piante in balcone. Non ha neppure una casa più bella della mia; anzi, secondo me da casa mia si vede il tramonto più bello del vicinato – bèccate questa.

Quel tramonto, prima, io non lo guardavo mai. Allungavo l’occhio a cercare l’erba più verde e la trovavo sempre nei parchi più in là, magari quelli che hanno piante finte, quelli con le palme ammalate o l’edera che cresce alta nascondendo un mondo di insetti.

Poi mi è venuta voglia di andare a cercarlo proprio lontano, ‘sto verde. Ho scoperto giardini oltre Roma, oltre l’Europa, dove le regole sono al rovescio, gli orari sono scombinati e il peperoncino chiude i pasti al posto del caffè. Casa mia a confronto, aveva un giardinetto smunto, spento. Non mi chiedevo cosa facesse la differenza, mi godevo le sfumature e m’innamoravo dei fili d’erba di quel lontano vicino, tra la luce delle lanterne, il carattere 绿, i sari e le palme. Continue reading

3. Le Radici e Il Calcinculo – Parte Seconda

Alla luce di tutto questo, è normale chiedersi come fa uno che vive così a fare in modo che pure la precarietà emotiva non diventi un must.
Quando qualcuno mi chiede come mai io sia così categorica e pensi sempre che comunque tutte le relazioni finiscano, quel qualcuno ha ragione. Se i miei tempi sono scadenzati a mo’ di spostamenti di sei, sette mesi massimo – diciamo un 25 settimane, va’ – non dovrei pensare che allora tutto duri così ed è normale non aspettarsi di più – che neanche l’amore (no, neanche quello!) duri più a lungo? Continue reading

2. Le Radici e il Calcinculo – Parte Prima

Per fare un po’ d’ordine bisogna aprire Word e iniziare a scrivere, magari copiando dal taccuino blu, o dai pensieri salvati nelle bozze del telefonino. Potessi unire il cervello a una porta USB e scaricare tutto si farebbe prima – a casaccio, poi uno li edita e si incomincia.

Stavolta – che non ho un lavoro, un autobus da prendere, un documento da firmare – questa volta scrivo del “Dislocamento”, dello “Sfasamento”, insomma di tutte quelle parole che traducono “displaced. Continue reading

1. R a g i o n e

È vero che a pensarla così si finisce in sentieri pericolosi, quasi che uno potrebbe dire che ci si attacca a tutto pur di dare un senso alle cose, ma la frase “everything happens for a reason”, ricorre nella mia testa con molta più frequenza di “che coincidenza”. Di certo credo che quel cinismo fatto di consapevolezze e razionalità tocca anche scrollarselo di dosso ogni tanto e lasciare che le superstizioni e le credenze ci trascinino un po’ come un palloncino al vento. Continue reading